Il gruppo di articolazioni della zona della spalla è estremamente complesso e raffinato. La sua organizzazione e la sua funzione coinvolgono tantissimi muscoli, sia per generare grande forza sia per controllare movimenti fini e precisi.
La spalla ha un'importante funzione di movimento, e per questo motivo i muscoli che la compongono la rendono molto mobile e elastica ma poco stabile.
Spesso questa instabilità è però causa di infortuni o dolore a livello della spalla, e impostare un piano di recupero in maniera ottimale e specifica per il singolo soggetto non è sempre semplice.
Le problematiche della spalla più comuni sono infatti legate alla sua instabilità generale, come ad esempio: lussazioni, sublussazioni, tendinopatie e tendiniti alla cuffia dei rotatori, lesione del capo lungo del bicipite, e fratture ossee, e così via.
Cenni di anatomia della spalla
Il complesso articolare della spalla è composto principalmente da 5 articolazioni:
- Gleno omerale: articolazione che unisce la testa dell’omero e la cavità glenoidea della scapola, attraverso dei legamenti e un cercine, ossia un anello di cartilagine che permette di fare combaciare le ossa. È l'articolazione che "unisce" il braccio al tronco.
- Acromion clavicolare (o acromion claveare): è un'articolazione molto salda, tra la clavicola e una porzione della scapola detta acromion. Questa articolazione fornisce stabilità nella zona anteriore della spalla.
- Scapolo toracica: è un'articolazione che permette lo scorrimento della scapola sul torace, ed è molto importante per garantire la grande mobilità caratteristica della spalla.
- Sterno clavicolare: è l’articolazione tra lo sterno e la clavicola. Non è anatomicamente parte diretta della spalla, ma è fondamentale per il movimento e la sua stabilità, perché collega il braccio al tronco, e stabilizza tutto il complesso.
- Sottodeltoidea: anche questa non è una vera e propria articolazione, ma costituisce la connessione tra la cuffia dei rotatori (uno dei gruppi muscolari più importanti della spalla) e il muscolo deltoide, tramite una borsa sierosa, ovvero un morbido cuscinetto che impedisce lo sfregamento, la lacerazione tendinea e la lesione dei muscoli circostanti.
Quali sono le cause di dolore alla spalla più frequenti?
Secondo gli studi scientifici, le patologie che danno dolore alla spalla sono abbastanza frequenti in generale, ma sembra che le donne siano più colpite degli uomini.
Le problematiche di male alla spalla più comuni sono legate alla cuffia dei rotatori, con tendiniti, tendinosi, tendinopatie in generale e lacerazione tendinea. A volte è necessario ricorrere alla chirurgia, ma nella maggior parte dei casi viene consigliata la terapia conservativa.
Altre cause possono essere dolori muscolari o articolari, che possono insorgere in seguito a un trauma forte o anche dovute all’attività sportiva o lavorativa. In quest’ultimo caso, infatti, la ripetitività di un movimento o il mantenere una posizione fissa prolungata nel tempo potrebbero generare alterazioni e dolore nel corso dei mesi o degli anni, soprattutto nei lavori in cui si utilizzano a lungo le mani sopra al livello della testa o strumenti che vibrano (per esempio un martello pneumatico).
Molti infortuni inoltre sono legati al mondo dello sport. Una delle patologie più diffuse negli atleti è la cosiddetta spalla del lanciatore, ossia un sovraccarico funzionale della muscolatura della spalla, che porta a infiammazione delle strutture vicine, causando quindi borsite, tendinite, dolore alla spalla, lesione muscolare o di un tendine, nevralgia, e così via. Questa è solo un esempio delle varie condizioni che affliggono gli atleti che lavorano “overhead”, ossia con le braccia sopra al capo, come succede nella pallavolo, nel baseball, nel tennis, nella ginnastica o nel nuoto.
Analogamente, i problemi da “overhead” possono colpire anche chi lavora in queste posizioni: avete mai visto un meccanico lavorare sotto a un’auto sollevata sul ponte meccanico? È una posizione molto simile a quella di un atleta che colpisce una palla sopra la propria testa!
Esiste anche un ulteriore motivo,un po’ meno conosciuto, per cui si può avvertire dolore alla spalla, e non è legato a condizioni muscolari o articolari: il dolore viscerale riferito.
Si tratta di un capitolo molto particolare e vasto da trattare, ma proviamo a semplificarlo e renderlo comprensibile per chiunque.
Il dolore viscerale riferito è un dolore avvertito a livello muscolare o articolare, come per esempio nella spalla, ma è dovuto a una problematica di un organo viscerale, ad esempio il fegato.
Perché succede ciò?
Questo fenomeno avviene perché il cervello ha una “mappa” molto precisa del sistema muscolo-scheletrico, e distingue bene la posizione e il dolore proveniente da queste aree. Non è così preciso, invece, per quanto riguarda i visceri. Quindi, quando arrivano al cervello informazioni sul dolore, capita che esso stabilisca, in modo errato, che il dolore arriva dalla spalla e non dal fegato. Il motivo? Entrambi gli stimoli arrivano tramite la stessa via di comunicazione, e il cervello sceglie quella che gli sembra la via più plausibile.
Spiegato con una metafora semplice: io conosco due fratelli, che vivono ancora insieme, Luca e Sara. Ho litigato due anni fa con Luca, e ora non ci parliamo più. Oggi è il giorno del mio compleanno, e il corriere suona a casa e mi consegna un regalo a sorpresa, dicendo soltanto che arriva dall’indirizzo di casa dei due fratelli. Entrambi potrebbero aver usato lo stesso corriere, e io non posso risalire a chi dei due è stato, perché il regalo non è firmato. È più logico aspettarsi un regalo da Luca, con cui ho pessimi rapporti da anni, o da Sara, con cui sono ancora amico? Da Sara, ovviamente.
Ecco, nella nostra metafora il regalo rappresenta il dolore, Luca è il fegato, Sara la spalla e io il cervello.
Per fortuna, grazie all’anamnesi e alla valutazione osteopatica, è possibile individuare la reale causa del dolore e decidere in quali casi sia necessario suggerire un approfondimento con medici specialisti, che possono prescrivere esami strumentali e approfondire la situazione del viscere.
L’osteopata può trattare il mio dolore alla spalla?
La risposta a questa domanda è: sì, l’osteopatia può essere un valido alleato se hai male alla spalla. In molte condizioni, infatti, il trattamento osteopatico può essere considerato una terapia elettiva per la gestione del tuo dolore.
Una delle caratteristiche del trattamento osteopatico è la valutazione globale: per capire l’origine del dolore infatti l’osteopata parte dal valutare la struttura principale che causa dolore, per poi individuare se ci sono altre disfunzioni, vicine o distanti, che la influenzano.
Cerchiamo di spiegare meglio questo concetto.
È molto importante considerare il corpo, e in particolare l’apparato muscolo-scheletrico, come un insieme di ingranaggi che devono funzionare correttamente e in armonia.
Se un ingranaggio non lavora nella maniera adeguata, nemmeno gli altri possono farlo, e così insorgono i primi problemi, e non solo dove si è rotto il primo ingranaggio. Per il nostro organismo è così: il dolore può presentarsi nella zona dove c’è un problema, ma anche in distretti distanti ma collegati. Se c’è un dolore alla spalla, potrebbe essere dovuto all’articolazione tra omero e scapola (gleno omerale), oppure a una limitazione a livello delle vertebre del tratto toracico, che può alterare la funzionalità della spalla, per via di una connessione muscolo fasciale.
Nei prossimi paragrafi affronteremo le più comuni cause di dolore alla spalla e vedremo cosa l’osteopatia può fare per migliorare i vostri sintomi e permettervi di vivere una vita senza dolore!
Indice:
- L’osteopatia può trattare la tendinite alla spalla?
- L’osteopatia può trattare la spalla congelata?
- L’osteopatia può trattare la lussazione della spalla?
- L’osteopatia può trattare la borsite alla spalla?
- L’osteopatia può trattare le calcificazioni alla spalla?
- L’osteopatia può trattare la periartrite scapolo omerale?
- L’osteopatia può trattare il conflitto (impingement) della spalla?
L’osteopatia può trattare la tendinite alla spalla?
Si definisce una tendinite quando il tendine si infiamma in modo acuto, ossia velocemente e significativamente, a prescindere da quale sia la causa.
I sintomi più comuni sono:
- dolore durante il movimento o sollevando un carico e a volte, quando il tendine è molto infiammato, anche a riposo
- dolore che si presenta alla notte o al mattino appena svegli, perché in questi momenti la circolazione è più difficoltosa e c’è maggior ristagno dell’infiammazione
- gonfiore, rossore e calore, segni tipici dell’infiammazione, che si possono manifestare o tutti insieme, o solo alcuni, o nessuno.
La tendinite della spalla può essere dovuta a:
- un trauma, magari in seguito a una caduta sulla spalla
- un sovraccarico funzionale (overuse in inglese), ossia quando si utilizza troppo il muscolo rispetto alla sua reale forza. Può accadere in caso di utilizzo ripetuto con un carico modesto o in caso di un singolo utilizzo ma con tanto peso
- secondario ad altre patologie, come nel caso di malattie reumatologiche.
In questi casi si indaga il dolore con un’approfondita anamnesi, si eseguono i test ortopedici e neurologici e se necessario si può procedere con esami strumentali adeguati sotto prescrizione ortopedica.
Nel caso di una tendinite il contributo osteopatico può essere molto importante.
Nella gestione della fase acuta, ossia quando lo stato di infiammazione è molto alto, è necessario dare al tendine un periodo di “riposo funzionale”. Ciò significa che non bisogna evitare completamente di utilizzare il muscolo, ma di continuare a utilizzarlo senza carichi e in base al dolore. L’obiettivo è di non immobilizzare, quindi di non far mancare al tendine la mobilità e lo stimolo funzionale, senza peggiorare l’infiammazione.
In questa fase, l’osteopata può agire localmente nell’area del tendine con tecniche fasciali, che aiutano a ridurre l’infiammazione e non sono dolorose.
Nella valutazione globale, in aggiunta, si identificano le zone che si possono trattare per migliorare la circolazione venosa e quindi ridurre ulteriormente l’infiammazione. Per questo motivo, si tratta la zona dello stretto toracico, importante svincolo vascolare, il collo e le fasce del torace.
Infine, è necessario osservare se ci sono limitazioni di movimento nelle aree vicine alla tendinite. Molto probabilmente l’articolazione in cui c’è tendinite avrà delle restrizioni, ma è comprensibile e sono dovute all’infiammazione. Correggere le limitazioni di movimento nelle articolazioni vicine permette al corpo di non dover sovraccaricare il tendine già infiammato, anzi viceversa di poter diminuire il carico su di esso.
Per riassumere, quindi, in caso di tendinite della cuffia dei rotatori un modello di trattamento osteopatico potrebbe essere:
- trattamento con tecniche fasciali del tendine comune della cuffia dei rotatori;
- trattamento di drenaggio dello stretto toracico, del collo, del torace;
- correzione delle restrizioni di mobilità.
Ricordate comunque che ogni paziente ha bisogno di un proprio trattamento, cucito su misura, in base alle proprie caratteristiche.
Qui è stato descritto un modello che potrebbe dare un’idea di base, che poi potrebbe cambiare in base a ciò che riferisce il paziente.
Il trattamento di una tendinite, una volta superata la fase acuta, si esegue un lavoro in stretta collaborazione con un fisioterapista, per riabilitare e recuperare la forza.
I risultati dipendono dalla gravità della tendinite, da quale tendine è interessato, dallo stato di salute generale della persona e dalle sue richieste (varia ovviamente il recupero tra un sedentario e un atleta professionista). Solitamente, la combinazione di trattamenti osteopatici e fisioterapici dà ottimi risultati.
Presso il nostro centro di Fisio Salute puoi trovare entrambe le figure a tua completa disposizione!
L’osteopatia può trattare la spalla congelata?
La capsulite adesiva, conosciuta comunemente come spalla congelata (o frozen shoulder, in inglese) è una patologia che colpisce la spalla e ha cause ancora non chiarite. Statisticamente sono più colpite le donne sopra i 50 anni.
Come si riconosce? I sintomi principali e più comuni sono:
- importante perdita di mobilità, soprattutto nella rotazione esterna della spalla e nell’elevazione laterale.
- rigidità e dolore alla spalla. Spesso la rigidità insorge prima del dolore.
Alla base di questa condizione c’è una retrazione della capsula posteriore dell’articolazione gleno omerale (in precedenza abbiamo spiegato meglio come si struttura). Questa retrazione causa la rigidità e quindi il dolore al movimento.
La differenza rispetto a una rigidità dei legamenti, conseguenti a una distorsione per esempio, è che nella spalla congelata non sembra esserci un reale evento scatenante del problema.
Le cause infatti non sono ancora ben note, ed è uno dei motivi per cui è difficile prevedere la sua insorgenza. In quest’ottica, un controllo periodico dall’osteopata può aiutare a individuare e correggere prima del tempo le rigidità e le limitazioni che potrebbero degenerare in una spalla congelata.
La spalla congelata è molto debilitante per chi ne soffre, perché limita movimenti banali ma molto utili e presenti nella vita quotidiana: diventa difficile prendere oggetti posti sui ripiani in alto, oppure afferrare la cintura in macchina, portare buste della spesa e simili.
La combinazione di terapia manuale, come l’osteopatia, e l’esercizio fisico, come la fisioterapia, possono dare ottimi risultati, anche se bisogna mettere in conto che più la patologia è avanzata più lungo sarà il percorso.
Un dato positivo è che quasi tutte le persone, con la giusta terapia, recuperano una buona funzionalità, senza dolore.
Il trattamento osteopatico nella spalla congelata è molto importante sia nel breve periodo che nel lungo periodo.
Con il trattamento osteopatico è possibile alleviare i sintomi dolorosi, recuperare l’elasticità della capsula e la mobilità della spalla.
La particolarità dell’intervento osteopatico in caso di spalla congelata è l’approccio non solo a livello della spalla ma a livello globale. Abbiamo visto come il complesso articolare della spalla sia molto complesso e costituito da tante articolazioni.
Lo scopo dell’osteopatia è di rendere nuovamente funzionale sia la “spalla congelata” che le altre articolazioni circostanti. Il principio è semplice: agire su tutte le strutture problematiche per permettere alla spalla di funzionare correttamente anche se, momentaneamente, uno dei suoi componenti non funziona al massimo.
L’osteopatia può trattare la lussazione della spalla?
La lussazione della spalla è il meccanismo per cui la testa dell’omero esce dalla sua sede e perde i rapporti articolari con la scapola. In parole semplici, l’articolazione della spalla si disarticola e esce dalla sua sede.
Spesso la lussazione della spalla avviene in seguito a un trauma più o meno importante, in base al grado di stabilità dell’articolazione.
Solitamente infatti la lussazione avviene in un momento in cui la struttura dei legamenti della spalla è più debole di natura, e non c’è più nulla che agisca da freno.
Può capitare che subito dopo la lussazione, la spalla rientri spontaneamente, grazie alla contrazione muscolare, o al contrario che necessiti di un intervento medico per riportarla in sede.
Ma come fare a capire se è avvenuta una lussazione di spalla?
La lussazione di spalla si riconosce dal fatto che ci si trova di fronte a sintomi immediati come un dolore molto intenso, un’improvvisa impossibilità di muovere il braccio, la perdita di sensibilità e forti formicolii all’arto.
Una volta corretta la lussazione e riposizionata la spalla nella sua sede, i sintomi si riducono di intensità ma permangono nel tempo.
Cosa può fare quindi l’osteopata per questo tipo di problema? Per quanto riguarda la lussazione in sé e la sua riduzione, questo è un intervento di competenza medica, che l’osteopata non può eseguire.
Per quanto riguarda la terapia per una spalla nei giorni seguenti a una lussazione invece, corretta spontaneamente o con l’intervento del medico, è possibile per l’osteopata strutturare un percorso terapeutico.
In questa fase infatti le tecniche osteopatiche sono utili per ridurre in modo significativo lo stato infiammatorio della spalla.
Questo significa ridurre il dolore provato dal paziente già nei giorni seguenti al trauma, migliorando il suo stato fisico e mentale, perché avere una spalla molto dolorante è estremamente invalidante per chiunque.
Non solo: la valutazione osteopatica permette di identificare le parti del corpo che sono andate in sovraccarico in seguito alla lussazione.
Per capirci meglio: se la spalla perde la sua mobilità, ma la vita quotidiana deve andare avanti, qualche altra articolazione deve farsi carico almeno in parte di ciò che solitamente veniva eseguito dalla spalla. Per esempio, l’elevazione del braccio è di competenza dei muscoli della spalla, e in seguito a una lussazione potrebbe essere persa e compensata dal collo, che si sovraccarica e si affatica. Questo potrebbe dare origine a una cervicalgia, per esempio.
È giusto sottolineare che il paziente dovrebbe eseguire delle sedute fisioterapiche per riabilitare l’articolazione, prevenire nuove lussazioni e stabilizzare maggiormente la spalla.
In alcuni casi, quando c’è una lassità (debolezza) legamentosa molto grave e le lussazioni sono frequenti, potrebbe essere proposto un intervento chirurgico di stabilizzazione. In alternativa, in caso di lussazioni più lievi, può essere proposto un percorso riabilitativo per evitare l’operazione, in cui si svolgono esercizi fisioterapici per ridurre la lassità e si può associare il trattamento osteopatico per ridurre i dolori.
L’osteopatia può trattare la borsite alla spalla?
La spalla è un’articolazione in cui la testa dell’omero, di forma parzialmente sferica, si muove nella cavità della scapola, “scivolando” al suo interno. Per permettere questa libertà di movimento, ci sono alcune strutture dette borse, ripiene di liquido, che permettono lo scivolamento senza lesionare i tessuti, proteggendoli. Tra queste ci sono la borsa subcoracoidea (o sottocoracoidea), la borsa sottoscapolare, la borsa sottodeltoidea e quella subacromiale. Queste borse sono tra le più esposte a infiammazione.
Ma quando una borsa si infiamma si instaura una borsite.
E come si possono infiammare le borse?
Possono infiammarsi in seguito a un trauma diretto, come per esempio una caduta su una spalla, o sbattere violentemente contro un muro o un oggetto.
Può avvenire anche a causa di uno stress meccanico ripetuto, come per esempio nel caso di attività sportive o lavorative che richiedono movimenti continui della spalla.
Quali sono i sintomi di una borsite?
I sintomi più comuni sono:
- dolore, anche a riposo, aumentato dall’attivazione muscolare, al movimento e dalla pressione.
- segni dell’infiammazione, ossia rossore, gonfiore e calore.
In caso di borsite il trattamento più indicato è senza dubbio il riposo, la modifica delle attività evitando il più possibile ciò che scatena il dolore, l’uso del ghiaccio nei primi giorni ed eventualmente farmaci antinfiammatori (previo consulto medico).
E a cosa può servire quindi l’osteopatia in questi casi?
Il trattamento osteopatico è molto utile nella fase acuta della borsite e in seguito per prevenire ricadute e nuovi episodi.
Nella fase acuta ad esempio, l’osteopata utilizza delle tecniche molto delicate di pompaggio per migliorare la circolazione sanguigna e velocizzare il processo di eliminazione dell’infiammazione, del gonfiore e del dolore. Queste tecniche permettono di far rilassare e contrarre il muscolo più efficacemente, riducendo notevolmente il dolore e donando un’immediata sensazione di benessere.
L’osteopatia può trattare le calcificazioni alla spalla?
Spesso si sente parlare della presenza di calcificazioni nell’articolazione della spalla che provocano dolore e infiammazione, ma cosa si intende di preciso in questi casi?
In realtà si tratta di un vero e proprio deposito di cristalli di fosfato di calcio a livello dei tendini, che da origine alle calcificazioni. Queste ultime, rendendo più rigido il tendine, possono scatenare una tendinite da calcificazione (o tendinite calcifica).
Le motivazioni per cui si formano le calcificazioni non sono ancora ben chiarite, ma solitamente sono:
- degenerative, legate quindi all’età e al protrarsi di un’infiammazione della spalla nel tempo. Sono più frequenti nelle donne, dopo la menopausa, quindi si ipotizza ci sia un fattore ormonale, oppure in correlazione al diabete.
- traumatiche, soprattutto se c’è versamento interno di sangue nel muscolo.
Per quanto riguarda la spalla, i tendini della cuffia dei rotatori sono sicuramente i più colpiti.
Ma quali sono i sintomi di una calcificazione alla spalla?
Per fortuna, la calcificazione può anche non dare alcun sintomo in un quinto dei casi. Purtroppo, le altre persone potrebbero avere sintomi di una classica tendinite:
- dolore, sia a riposo che durante l’uso del braccio, e che peggiora la notte e al risveglio.
- difficoltà e limitazione di movimento, per il dolore e per perdita di forza.
- segni dell’infiammazione, come rossore, calore e gonfiore.
In caso di calcificazioni alla spalla solitamente si interviene con farmaci (sotto consiglio medico), terapia manuale, esercizi specifici e l’utilizzo di terapie strumentali come le onde d’urto o la tecar.
Tutte queste terapie hanno lo scopo di diminuire il dolore, ridurre l’infiammazione e drenare le sostanze di scarto.
Inoltre, l’osteopatia, grazie a un’analisi del funzionamento globale e della postura, contribuisce a eliminare le cause che hanno portato al cattivo utilizzo del tendine e evitare che il problema si ripresenti nel futuro.
Quanto è importante quindi l’analisi osteopatica?
È veramente fondamentale correggere le “cattive abitudini” di movimento, perché sono fattori di rischio per il cronicizzarsi della patologia o per l’insorgenza di nuove problematiche.
Per esempio, ecco cosa può succedere in un atleta professionista: se c’è un problema di respirazione e il diaframma non lavora correttamente, quando l’atleta è in affanno deve utilizzare altri muscoli per respirare, la cosiddetta muscolatura accessoria, che grava sul collo e sulla spalla.
In queste condizioni l’osteopata si occupa di correggere le disfunzioni presenti per evitare ricadute e per migliorare la qualità della vita del paziente.
L’osteopatia può trattare la periartrite scapolo omerale?
La periartrite è una infiammazione molto severa della spalla che avviene in seguito a una lesione cronica o la degenerazione per tempi molto lunghi delle strutture che compongono l’articolazione (tendini, muscoli, legamenti, capsula articolare).
I sintomi generalmente sono:
- dolore ricorrente alla spalla
- difficoltà e limitazione di movimento
La terapia prevede l’utilizzo di farmaci antinfiammatori (previo consulto medico) o iniezioni intra-articolari da parte di personale medico (ortopedici o fisiatri). Purtroppo però, i risultati non sempre sono soddisfacenti.
L’osteopatia può essere una valida terapia nella gestione della periartrite scapolo omerale.
Se ad esempio alla base della periartite c’è discinesia scapolare, ossia un errato movimento della scapola, il dolore è avvertito in maniera più intensa.
Perbquesto motivo, è fondamentale correggere le disfunzioni della scapola per risolvere o migliorare il dolore da periartrite e ll’intervento osteopatico è in grado di aiutare a rimuovere la discinesia scapolare.
I risultati ottenuti dipendono dalla gravità dei sintomi e dalle caratteristiche del paziente. Il percorso può essere quindi di pochissime sedute o più strutturato, a seconda di come risponde la spalla e dalle abitudini quotidiane del soggetto.
L’osteopatia può trattare il conflitto (impingement) della spalla?
Un’altra problematica molto comune a livello della spalla è il conflitto subacromiale(o impingement).
Questa patologia è caratterizzata da infiammazione delle strutture che si trovano sotto l’acromion, una salienza ossea della scapola. Tra l’acromion e l’omero infatti si forma un canale molto stretto, in cui sono presenti i tendini della cuffia dei rotatori, strutture molto importanti per la buona riuscita di tutti i movimenti quotidiani della spalla. Quando nel tempo e con l’usura lo spazio si riduce e quindi le strutture vengono compresse, si infiammano i tendini e si ha il conflitto subacromiale.
I sintomi del conflitto subacromiale sono i tipici sintomi infiammatori:
- dolore, che aumenta quando ci si muove dopo periodi di immobilità, come la mattina al risveglio.
- indebolimento e limitazione dei movimenti, dovuti al dolore e al cattivo stato di salute muscolare.
- rigidità articolare, conseguente all’infiammazione.
Solitamente gli specialisti consigliano la fisioterapia associata ad altre cure farmacologiche prima di proporre l’intervento chirurgico, che si tende ad evitare.
In questo quadro, anche l’osteopata può agire in collaborazione con il fisioterapista per velocizzare la guarigione ed evitare ricadute.
L’importanza dell’intervento osteopatico è nell’analisi della postura e del funzionamento globale del movimento. In quest’ottica, infatti, è fondamentale correggere le limitazioni di movimento non solo dell’omero, ma anche della scapola, del torace, del gomito, del collo, della colonna vertebrale, e via discorrendo.
Tutte queste articolazioni si influenzano a vicenda, per via dei rapporti muscolari, e le disfunzioni di queste strutture creano le condizioni per ricadute o cronicizzazione del dolore.
Dolore viscerale e spalla: una stretta correlazione
Lo abbiamo già accennato nell’introduzione, ma riprendiamo questo concetto: il dolore a un viscere può essere riferito a livello delle articolazioni, per colpa di una “incomprensione” tra il cervello e i nervi che trasmettono le informazioni sul dolore.
Come è possibile?
Le vie nervose che comunicano al cervello il dolore proveniente da alcuni visceri e da alcune articolazioni a un certo punto si uniscono. Il cervello deve così interpretare la provenienza di questo segnale, e a volte “sbaglia”.
In che occasioni può capitare? È possibile ad esempio che si percepisca alla spalla destra un dolore proveniente dal fegato, mentre alla spalla sinistra un dolore che origina dal polmone (o dal diaframma).
Qual è il collegamento tra il dolore alla spalla destra e il fegato?
Tramite un’approfondita anamnesi l’osteopata si rende già conto se il dolore è di natura articolare e muscolare o se è possibile ipotizzare un’origine viscerale. Il dolore da epatite, per esempio, non aumenta o diminuisce a seconda di quanto e di come si utilizza la spalla. Inoltre, è un dolore mal localizzabile dal paziente, e non si rievoca con la palpazione della spalla. È invece correlato all’attività dell’organo: nei momenti in cui è più attivo(come ad esempio la digestione), il dolore aumenta.
Con domande approfondite quindi e una valutazione fisica adeguata, l’osteopata è in grado di capire se indirizzarvi o meno da un medico specialista.
Per quanto riguarda la soluzione del problema, invece, tutto dipende da che tipo di problematica è in corso:
- in caso di patologia d’organo (come per esempio l’epatite) l’osteopatia purtroppo può fare poco ed è necessario rivolgersi a uno specialista;
- in caso non ci sia una patologia ma soltanto una disfunzione che crea dolore, il trattamento osteopatico è estremamente indicato per il paziente.
Quando si instaura una disfunzione, ci sono delle alterazioni a livello della conduzione nervosa e della percezione del dolore.
Tramite alcune tecniche osteopatiche e una corretta educazione del paziente si può ridurre o eliminare la sensazione di dolore.
Questo percorso può essere più o meno lungo: dipende molto dalla cronicità del sintomo (da quanto più tempo è presente, più sarà lungo il percorso) e dall’impegno attivo che il paziente mette nella terapia, nel rispettare le nuove indicazioni comportamentali.
Qual è il collegamento tra il dolore alla spalla e gli zigomi?
Secondo la letteratura scientifica non esiste un dolore viscerale che riferisce nella regione degli zigomi.
Tuttavia, in osteopatia è possibile identificare un razionale, ossia una giustificazione, a un collegamento tra spalla e dolore facciale.
L’organismo non può essere considerato per compartimenti stagni: se c’è un dolore alla spalla, il collo potrebbe compensare e divenire a sua volta problematico.
Un disturbo nella parte alta del collo può, tramite i collegamenti tra il trigemino e i nervi cervicali, generare dolore nella parte del viso. Il trigemino infatti è un nervo cranico, che ha origine anche nella parte alta della cervicale, e tra le sue funzioni innerva anche la sensibilità di parte della faccia, tra cui gli zigomi.
Il trattamento osteopatico può interrompere l’infiammazione del nervo trigemino, risolvendo la causa primaria (il dolore alla spalla) e anche il sintomo ultimo (il dolore agli zigomi).
Questo è solo un esempio di quanto sia importante la valutazione globale che la pratica osteopatica propone. In un caso come questo, senza un’analisi globale, non si sarebbe scoperta la causa primaria, e il paziente avrebbe continuato a soffrire a lungo di dolori facciali.
Conclusioni sull'osteopatia per il dolore alla spalla
In conclusione si può dire che l’osteopatia può essere di aiuto in moltissime condizioni e patologie della spalla, come tendiniti, borsiti, spalla congelata e molto altro.
Ciò che differenzia e caratterizza l’osteopatia, ossia la valutazione globale della funzione, è un punto di forza che rende fondamentale questo tipo di approccio in moltissime condizioni.
Se soffrite di dolore alla spalla (o anche in altre zone del corpo) provate a consultare un osteopata e giudicate voi stessi l’utilità di questo intervento!
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