Le lesioni ai legamenti
La distorsione di caviglia nella pallavolo rappresenta l’infortunio più frequente, costituendo il 30-50% di tutti gli infortuni.
È stato calcolato che un singolo atleta possa incorrere in una distorsione ogni 3000 ore di allenamento e ogni 4000 ore di gara ufficiale.
La distorsione di caviglia si verifica nel momento in cui l’articolazione compie un movimento incongruo ed eccessivo che supera la resistenza dei legamenti, la cui funzione è proprio quella di stabilizzare l’articolazione.
La maggior parte delle lesioni coinvolge pertanto i legamenti sul lato esterno della caviglia: il legamento peroneo-astragalico anteriore (PAA), il legamento peroneo-calcaneare (PC) ed il legamento peroneo-astragalico posteriore (PAP).
La gravità della distorsione è tradizionalmente definita in base al numero dei legamenti lesionati:
- Primo grado: un legamento lesionato (PAA)
- Secondo grado: due legamenti lesionati (PAA e PC)
- Terzo grado: tutti e tre i legamenti lesionati
In minor frequenza, è il legamento interno (legamento deltoideo) che viene coinvolto: in questo caso, il movimento sarà in eversione-extrarotazione-flessione dorsale.
Nel momento stesso dell’infortunio, l’atleta riferisce la comparsa improvvisa di dolore intenso e puntorio. In molti casi vi è anche una sensazione di «qualcosa che si è strappato» (il famoso “stack”).
La caviglia tende a gonfiarsi immediatamente intorno al malleolo laterale, l’articolarità si riduce e l’atleta è incapace di caricare sul piede infortunato.
La valutazione clinica
La valutazione clinica dopo una distorsione di caviglia nella pallavolo si basa essenzialmente sulla ricerca dei punti di massimo dolore.
A tal riguardo, consigliamo di applicare le «Ottawa Rules» le quali indicano la palpazione di quattro punti cardine:
- malleolo laterale
- base del 5° osso metatarsale
- scafoide tarsale
- malleolo mediale
Se l’atleta riferisce dolore in uno di questi punti, è lecito sospettare la possibile presenza di una frattura ossea. Infine, dobbiamo chiedere sempre all’atleta di muovere le dita per valutare eventuali deficit nervosi.
Il trattamento a bordo campo
Una volta concluso l’esame obiettivo, è necessario intraprendere immediatamente un adeguato trattamento a bordo campo. L’obiettivo è limitare il dolore ed il gonfiore nonché evitare ulteriori danni.
È quindi fondamentale eseguire un bendaggio compressivo, l’applicazione di ghiaccio localmente (non più di 15-20 minuti ad intervalli di un’ora) e l’utilizzo di stampelle per evitare l’appoggio del piede.
Se non vi è sospetto di fratture, è bene lasciare il bendaggio compressivo per 48 ore per poi rivalutare la caviglia.
Gli esami da eseguire
Il primo esame che deve essere eseguito dopo un trauma distorsivo alla caviglia è una radiografia della caviglia in 2 proiezioni: questo semplice esame permette di evidenziare e/o escludere fratture ossee.
Non ti consiglio l’esecuzione di ecografia o di una risonanza magnetica: il gonfiore locale non permette la corretta diagnosi delle lesioni. Questi due esami saranno richiesti, se necessario, dopo valutazione da parte di uno specialista ortopedico.
Trattamento della distorsione di caviglia nella pallavolo
La prima domanda che viene posta ad un fisioterapista o al medico dopo un infortunio è: «quando torno a giocare?». La risposta non esiste.
Tradizionalmente si dice che il rientro sia dopo 15 giorni da una distorsione di grado I, 30 giorni dopo un grado II, 45 dopo un grado III.
Tuttavia, i legamenti necessitano abitualmente di almeno 60 giorni per essere biologicamente guariti.
Ritengo sia più corretto parlare di raggiungimento di obiettivi piuttosto che di tempo. La spiegazione è semplice: se l’atleta non è in grado di camminare senza dolore, non sarà opportuno iniziare a saltare o correre.
E questo può avvenire dopo 3 giorni o dopo 20 giorni.
Dipende da tanti fattori tra i quali la gravità dell’infortunio, la capacità di recupero dell’atleta ed il trattamento intrapreso.
Una volta escluse fratture ossee, il trattamento delle distorsioni di caviglia si svolge in tre fasi:
Fase iniziale del recupero della caviglia
Obiettivo di questa fase è la riduzione del dolore e del gonfiore.
In questa fase è bene ricorrere a terapie indicate con l’acronimo P.O.L.I.C.E.:
- Protection: proteggere l’articolazione mediante l’utilizzo di stampelle
- Optimal Load: caricare secondo dolore
- Ice: applicazione locale di ghiaccio, non superiore ai 15-20min ad intervalli di 2 ore tra un’applicazione e quella successiva
- Compression: compressione mediante bendaggio compressivo
- Elevation: mantenere per più tempo possibile, giorno e notte, il piede in alto.
In questa fase, sono utili inoltre trattamenti coadiuvanti, ma sempre e solo sotto consiglio del tuo medico e del tuo fisioterapista:
- Anti-infiammatori (p.e. Ibuprofene, Diclofenac, …) per il controllo del dolore;
- Anti-edemigeni (p.e. diosmina, ananase, bromelina, …) per ridurre il gonfiore;
- Anti-TVP (p.e. enoxaparina sodica) per evitare trombosi, in caso di impossibilità ad appoggiare il piede;
- Linfodrenaggio manuale per la riduzione del gonfiore;
- Terapie fisiche, sempre per la per la riduzione del gonfiore e del dolore (p.e. tecar terapia, cryo terapia).
Tra la prima e la seconda fase, in base alla gravità della distorsione, si può iniziare con un programma di idrokinesi terapia, cioè di fisioterapia in acqua… ma di questo, te ne parlo in un altro articolo.
Fase riabilitativa del recupero della distorsione di caviglia
Una volta che il dolore ed il gonfiore sono ben controllati, si entra nella seconda fase di recupero.
Obiettivo di questa fase è il recupero della propriocezione, del completo movimento e della stabilità della caviglia.
Con l’aiuto di un fisioterapista, saranno dapprima eseguiti esercizi di mobilizzazione dell’articolazione ed esercizi con elastici per rinforzare i muscoli intorno alla caviglia, in modo tale che la guarigione dei legamenti sia protetta.
Sono successivamente introdotti esercizi di propriocezione e la rieducazione al cammino ed alla corsa.
Fase di riatletizzazione
Questa è la terza ed ultima fase del recupero. L’obiettivo è la riacquisizione del gesto sport-specifico per rientrare a piena attività agonistica.
Sotto la direzione di un preparatore atletico, verranno introdotti esercizi (salti, cambi di direzione, gesti con la palla, …) di intensità e complessità progressiva in modo tale che l’atleta possa ritornare a sostenere allenamenti e gare ufficiali.
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