Che cos’è l’incontinenza urinaria?
L’incontinenza urinaria è una delle disfunzioni del pavimento pelvico.
È caratterizzata dalla perdita involontaria di urina, cioè la fuoriuscita dalla vescica e dall’uretra di alcune gocce di urina che avviene senza il controllo della persona stessa.
L’incontinenza urinaria comporta sicuramente un grande disagio, soprattutto dal punto di vista sociale e relazionale. Infatti, determina un’importante sofferenza psicologica per chi ne è affetto, danneggiando la qualità della vita.
Le stime più recenti riscontrano che circa 10 milioni di persone in Italia soffrono di incontinenza urinaria. Colpisce maggiormente le donne rispetto agli uomini.
Circa il 50-70% delle donne ne soffrono; i dati tra le giovani mamme variano dal 10 al 50%; anche tra le donne sportive circa il 10% soffre di perdite di urina e il 6% è costretta a ricorrere a protezioni assorbenti.
Quanti e quali tipologie di incontinenza urinaria?
Esistono 3 tipologie principali di incontinenza urinaria;
- Incontinenza urinaria da sforzo (IUS): è caratterizzata dalla perdita involontaria di urina durante gli sforzi, cioè tutte quelle attività o situazioni che comportano un aumento della pressione intraddominale, che si ripercuote sui muscoli del pavimento pelvico.
L’incontinenza urinaria da sforzo è classificata in base alla gravità della stessa, infatti:
- Grado lieve: si classifica di grado lieve quando vi è perdita di urina durante il colpo di tosse, lo starnuto, o quando bisogna soffiare il naso;
- Grado medio: si classifica di grado medio quando la perdita di urina si presenta nel salire o scendere le scale;
- Grado grave: si classifica di grado grave quando anche semplicemente camminando vi è incontinenza urinaria.
- Incontinenza urinaria da urgenza (IUU): è caratterizzata dall’associazione di perdita involontaria di urina accompagnata ad un impellente ed improcrastinabile bisogno di urinare. In alcuni casi potrebbe essere associata a vescica iperattiva (VI), cioè una sindrome caratterizzata da urgenza minzionale e aumentata frequenza di minzione sia diurna che notturna: in questo caso si parla di vescica iperattiva bagnata, poiché vi è perdita di urina (in assenza di perdita di urina si definisce asciutta).
- Incontinenza urinaria mista (IUM): si definisce mista quando la perdita involontaria di urina è associata sia a urgenza sia in presenza di sforzi.
La funzione urinaria: cosa avviene durante il ciclo minzionale?
Innanzitutto, è importante sottolineare che la vescica non alterna mai periodi prolungati di riempimento e di svuotamento.
Infatti, il riempimento della vescica è continuo; gli ureteri, cioè i condotti che vanno dai reni alla vescica, sono a flusso continuo e non hanno dei sistemi di tenuta. Vi è quindi un afflusso continuo verso la vescica che proviene dai reni. Ecco perché, per tale motivo, in caso di incontinenza urinaria l’abitudine di svuotare la vescica di continuo non garantisce che non vi siano comunque delle perdite di urina.
Il ciclo minzionale è caratterizzato da 4 stadi in cui piano piano il desiderio di urinare si fa sempre più insistente e importante: il nostro corpo ci sta avvisando che è necessario urinare!
Quando la vescica si riempie il muscolo detrusore (il muscolo che riveste le pareti della vescica) invia un primo segnale di riempimento definito piccolo stimolo. In questo momento ci basta ignorare lo stimolo, pensare che non vogliamo andare in bagno a urinare per rimandare il desiderio.
Così il riempimento della vescica continua fino all’arrivo di un secondo stimolo più forte, ma ancora controllabile, definita continenza sociale per evitare l’incontrollato svuotamento della vescica in situazioni poco opportune, per esempio durante una cena, una riunione di lavoro, o mentre siamo in un negozio o in compagnia di un amico.
Dopodiché arriva il terzo stimolo che inizia a dare disagio poiché la vescica è ormai piena: ora è difficile trattenersi, serve uno sforzo importante.
Infine, dopo aver trattenuto a lungo, il bisogno di urinare diventa impellente e arriva infatti il quarto stimolo: questa volta non è più possibile trattenere la pipì e l’urgenza fa si che lo sfintere uretrale si rilasci completamente e la vescica svuota (giunti a questo punto è impossibile interrompere il getto).
Il riflesso automatico è molto importante e riveste un ruolo di protezione per la vescica, poiché una vescica che non si svuota può diventare pericolosa a causa della pressione che esercita sui visceri adiacenti e del possibile reflusso di urina verso i reni.
Fisiologicamente in una situazione non disfunzionale il numero di minzioni giornaliere è 7 (con un apporto di acqua di circa 2 Litri) e devono passare 3-4 ore tra una minzione e l’altra; durante la notte non dovrebbe esserci alcuna minzione.
I fattori di rischio per l’incontinenza urinaria
Qui di seguito ti elenco quali sono i fattori di rischio che potrebbero innescare la disfunzione di incontinenza urinaria:
- Gravidanza: durante i 9 mesi di gestazione il pavimento pelvico è costretto a sopportare il peso del feto che cresce ed aumenta di peso e volume in maniera progressiva, tanto che potrebbe ridurre la sua resistenza al supporto e indebolirsi, non riuscendo più a contenere in maniera efficace l’urina;
- Parto: è il momento culmine dello sforzo subito dalla donna e dal suo pavimento pelvico alla fine della gravidanza;
- Episiotomia: durante il parto potrebbe rendersi necessario il taglietto, l’episiotomia, ossia un’incisione chirurgica del perineo per facilitare il passaggio del bambino, che con la lesione dei fasci muscolari potrebbe causare incontinenza urinaria;
- Lacerazioni spontanee della muscolatura perineale peri-vaginale durante il parto: infatti sempre più studi dimostrano che chi subisce durante il parto una lacerazione dello sfintere anale, ha un rischio 20 volte maggiore di sviluppare incontinenza urinaria;
- Menopausa: caratterizzata da una fisiologica perdita di tono della muscolatura del pavimento pelvico;
- Iatrogena: ossia di origine chirurgica, come ad esempio a seguito dell’intervento di prostatectomia nell’uomo, cioè l’asportazione della prostata;
- Condizioni che aumentano la pressione e il carico sul pavimento pelvico, come le attività lavorative che prevedono il sollevamento e lo spostamento di pesi e le attività lavorative che prevedono il mantenimento di una posizione eretta prolungata;
- Sovrappeso e obesità;
- Sport ad alto impatto, come il crossfit;
- Patologie bronco-respiratorie che causano ripetuti colpi di tosse;
- Stipsi e stitichezza con ponzamenti: il rallentamento del transito intestinale e la difficoltà di defecare per la presenza di feci solide e dure porta alla necessità di effettuare delle spinte abnormi (ponzamenti) per permettere la fuoriuscita delle feci;
- Ipertono del pavimento pelvico: anche la condizione in cui i muscoli del pavimento pelvico sono ipertonici può portare a incontinenza urinaria, poichè un muscolo ipertonico è rigido e poco efficace nelle contrazioni.
I sintomi della disfunzione urinaria
Quando si parla di incontinenza urinaria è bene ricordare che essa è un carattere distintivo della fase di riempimento della vescica in caso di disfunzione urinaria.
Bisogna infatti distinguere le due fasi che caratterizzano una disfunzione a carico dell’apparato urinario:
- Fase di riempimento
- Fase di svuotamento
Ognuna di queste due fasi ha dei segni e sintomi specifici, che ti elenco qui di seguito.
Nella fase di riempimento si può avere:
- Incontinenza urinaria da sforzo: associata al colpo di tosse, starnuto, risata intensa, sollevamento di pesi;
- Incontinenza urinaria da urgenza: associata a un bisogno di urinare improcrastinabile;
- Incontinenza urinaria mista: da sforzo e da urgenza;
- Perdita involontaria insensibile o inconsapevole: quando il soggetto non si rende conto della perdita;
- Incontinenza urinaria coitale: associata alla penetrazione o all’orgasmo durante l’attività sessuale;
- Nicturia: cioè la necessità di interrompere il sonno una o più volte per urinare (in condizioni normali durante la notte non dovrebbe esserci nessuna minzione);
- Urgenza: inteso come impellente desiderio di urinare, anche in assenza di perdite di urina;
- Frequenza: inteso come l’aumento del numero di minzioni dato dal frequente bisogno di urinare.
Nella fase di svuotamento si può avere:
- Mitto rallentato o intermittente: il getto di urina che fuoriesce non è continuo e costante, ma subisce delle interruzioni;
- Straining: cioè la necessità di una spinta addominale volontaria aggiuntiva che permette di iniziare e mantenere la minzione;
- Esitazione: cioè la difficoltà ad iniziare la minzione, tipica dei maschi con ipertrofia della prostata;
- Senso di non completo svuotamento;
- Dolore alla minzione.
Altri sintomi associati ad altre disfunzioni del pavimento pelvico
Forse non lo sai, ma molto spesso vi è un’associazione di più disfunzioni a carico del pavimento pelvico.
Infatti, se soffri di incontinenza urinaria è possibile che tu possa avere anche altri sintomi legati ad altre funzioni del pavimento pelvico oltre a quella urinaria.
Sintomi e segni correlati alla funzione ginecologica
- Senso di peso in zona genitale o al basso ventre
- Perdite di urina durante i rapporti sessuali
- Vaginiti o cistiti ricorrenti
- Dolore e difficoltà alla penetrazione (dispareunia o vaginismo)
- Sindrome menopausale
- Lacerazioni spontanee o episiotomia post-parto
Sintomi e segni correlati alla funzione anorettale:
- Perdite di gas o feci
- Necessità di utilizzo di protezioni assorbenti
- Difficoltà durante la defecazione: ponzamenti ripetuti e prolungati
- Stipsi e stitichezza
Sintomi e segni correlati alla funzione biomeccanica:
- Lombalgia o sacralgia
- Altre patologie della colonna vertebrale
- Diastasi dei retti addominali
Se hai dolore e difficoltà alla penetrazione, che causano problematiche legate all’attività sessuale, ti consiglio di leggere e compilare il questionario sulla disfunzione sessuale (il Female Sexual Function Index - FSFI).
Tre abitudini scorrette: anche tu le fai?
Esistono tre abitudini molto comuni che vengono eseguite durante la minzione, a volte indicate anche come esercizio terapeutico.
Niente di più sbagliato! Queste tra abitudini potrebbero, invece, mettere sotto sforzo la muscolatura del pavimento pelvico e della vescica, causando nel lungo periodo problemi di incontinenza urinaria: sono da evitare!
Le tre abitudini scorrette sono:
- Minzione preventiva: questa abitudine porta a recarsi in bagno per urinare prima di un evento, di un impegno o di uscire di casa, anche in assenza dello stimolo. In questo modo, però, si insegna alla vescica a svuotarsi ancor prima di riempirsi completamente e sottopone la muscolatura del pavimento pelvico a sforzi più frequenti. La minzione preventiva è un’abitudine scorretta e potrebbe portarti a sviluppare incontinenza urinaria da urgenza o la sindrome da frequenza-urgenza.
- Spinta addominale per iniziare la minzione: alcune persone sono abituate a iniziare a spingere contraendo gli addominali per facilitare la fuoriuscita dell’urina. In questo modo, però, aumenta la pressione addominale che va a sovraccaricare il pavimento pelvico indebolendolo. La spinta addominale è un’abitudine scorretta e potrebbe portarti a sviluppare incontinenza urinaria da sforzo.
- Stop-Pipì: la pratica dello Stop-Pipì consiste nell’interrompere volontariamente e attivamente il flusso di urina durante la minzione. Non vi è abitudine più sbagliata! Questa pratica è deleteria per tre motivi: non permette il giusto funzionamento del riflesso minzionale, sovraccarica la muscolatura del pavimento pelvico che si deve contrarre per fermare il flusso anzichè rilassarsi per favorirlo, facilita il ristagno di urina nella vescica e nell’uretra.
Tutto ciò può causare incontinenza urinaria e cistiti ricorrenti.
Le strategie migliori invece, per una minzione efficace, sono:
- Recarsi in bagno per urinare solo quando si è presentato lo stimolo minzionale ed esso non è più rinviabile.
- Rilassare la muscolatura pelvica e addominale per permettere il funzionamento del riflesso minzionale, senza spingere contraendo gli addominali.
- Permettere il completo svuotamento della vescica, senza interromperne il flusso in maniera volontaria.
Riabilitazione del pavimento pelvico nell’incontinenza urinaria: cosa posso fare?
La risposta a questa domanda è una sola: non aspettare!
L’obiettivo principale sarà quello di rinforzare il pavimento pelvico e insegnargli nuovamente come funzionare e come attivarsi in maniera efficace, in modo tale da eliminare definitivamente le perdite di urina.
La riabilitazione del pavimento pelvico può esserti di grande aiuto per combattere l’incontinenza urinaria: è una branca della fisioterapia che si occupa delle disfunzioni del perineo, attraverso una valutazione specifica e un trattamento efficace.
Questo tipo di riabilitazione si occupa di una sfera particolarmente intima di una persona e per questo motivo nel tempo è diventata un tabù e se ne è parlato sempre meno. Tanto che ad oggi, nel 2022, sono poche quelle persone che sanno di potersi rivolgere ad un fisioterapista per migliorare e curare la propria condizione.
In realtà già nel 1948 iniziò ad esistere il Pelvic Floor Muscle Training, cioè il metodo di allenamento ed esercizio del pavimento pelvico, prescritto come trattamento elettivo per l’incontinenza urinaria. Negli ultimi anni fortunatamente l’informazione e la divulgazione stanno permettendo la diffusione e la conoscenza delle problematiche del pavimento pelvico, ricominciando a considerare la fisioterapia come la vera cura delle stesse.
Step 1: Valutazione pelvi-perineale nell’incontinenza urinaria
Se non hai la minima idea di cosa fare, ora ti do qualche indicazione.
La prima cosa da fare è una valutazione fisioterapica pelvi-perineale con personale esperto e specializzato nella riabilitazione del pavimento pelvico.
La prima valutazione può essere fatta sia se hai già in mano la diagnosi e le indicazioni di trattamento dell’urologo o ginecologo, sia se non hai ancora effettuato alcuna visita specialistica e quindi è ancora stata fatta alcuna diagnosi (ti ricordo che il fisioterapista non potrà effettuare una diagnosi, ma potrà raccogliere i sintomi e i segni presenti identificando la presenza di funzioni alterate; sarà poi suo dovere inviarti ad una valutazione più approfondita e specialistica, se necessario, con un urologo o ginecologo o proctologo).
Durante la valutazione fisioterapica pelvi-perineale verranno eseguiti:
- Raccolta dei tuoi dati anagrafici
- Anamnesi: la raccolta dei dati anamnestici permette di identificare la tua storia clinica, grazie alla raccolta dei disturbi, sintomi e segni raccontati da te; il fisioterapista potrebbe farti delle domande aggiuntive per poter meglio approfondire la tua storia clinica.
- Esame obiettivo: nel caso specifico della valutazione pelvi-perinale viene eseguito seguendo vari step consecutivi:
- Osservazione diretta della zona perineale e della cute vulvare;
- Valutazione manuale extra-vaginale e anale: consiste in alcune manovre e test che non prevedono la valutazione endocavitaria, ma le dita del fisioterapista si limiteranno alla palpazione della zona genitale esterna, come per esempio la misurazione della beanza vulvare e della distanza ano-vulvare o il test della sensibilità;
- Valutazione manuale intra-vaginale e anale: previo il consenso del paziente il fisioterapista introddurrà le sue dita nel canale vaginale e/o nel canale anale per poter analizzare la zona genitale interna, come per esempio per effettuare la valutazione del tono e della forza muscolare del muscolo elevatore dell’ano, responsabile della funzione di continenza;
- Test di dinamica respiratoria e di attivazione addominale.
Step 2: Fisioterapia pelvi-perineale nell’incontinenza urinaria
Dopo aver effettuato la valutazione fisioterapica pelvi-perineale e dopo aver ottenuto la diagnosi medica di uno specialista urologo o ginecologo, puoi impostare con il tuo fisioterapista di riferimento il percorso di riabilitazione più idoneo a te e alla tua problematica.
La riabilitazione del pavimento pelvico è caratterizzata da 3 step ben specifici:
- Coscientizzazione e apprendimento dell’attività motoria del pavimento pelvico: la prima fase della riabilitazione sarà la fase in cui sarà necessario acquisire consapevolezza, conoscere il proprio perineo, osservare la propria zona genitale, percepire la contrazione e il rilassamento del pavimento pelvico. Tutto ciò può essere fatto grazie all’utilizzo di tavole e modelli anatomici che raffigurano il bacino, la pelvi e il perineo; con uno specchio oppure con modalità tattili che possono garantire anche un feedback.
- Modificazione dei parametri alterati: dopo aver preso coscienza del tuo pavimento pelvico, sarà giunto il momento di lavorare sulle effettive alterazioni riscontrate durante la valutazione; l’obiettivo sarà quindi allenare i muscoli del pavimento pelvico per migliorare i deficit di forza e resistenza, per simmetrizzare i muscoli del lato destro e sinistro, per rilassare i muscoli in maniera efficace.
- Automatizzazione: la terza ed ultima fase consiste nel rendere automatici i risultati ottenuti nella fase precedente durante le attività della vita quotidiana, in modo tale da gestire gli sforzi, i cambi di pressione, le urgenze.
Di seguito ti spiego alcune strategie e metodiche utili al trattamento dell’incontinenza urinaria.
Il Pelvic Floor Muscle Training per l’incontinenza urinaria
Il Pelvic Floor Muscle Training nasce nel 1948 come metodo di allenamento specifico dei muscoli del pavimento pelvico ed è tuttora raccomandato come trattamento di prima linea nell’incontinenza urinaria.
Questo tipo di allenamento può essere eseguito in sedute individuali o anche in lezioni di gruppo; si concentra inizialmente sull’attivazione selettiva dei muscoli del pavimento pelvico, in particolare del muscolo elevatore dell’ano, in varie posizioni (da seduto, supino, a quattro zampe, in piedi) e in differenti sequenze dinamiche, per poi integrarsi ai vari gesti funzionali della vita quotidiana, come respirare, camminare, salire le scale, sollevare dei pesi, saltare.
Il Bladder Training nell’incontinenza urinaria
Durante la valutazione fisioterapica pelvi-perineale uno dei fattori fondamentali che verranno indagati è l’abitudine minzionale, grazie alla compilazione del diario minzionale, cioè una tabella che riassume quante minzioni vengono effettuate in un giorno, con che distanza una dall’altra, se vi è perdita involontaria di urina e quanta acqua viene bevuta giornalmente.
Con il diario minzionale a disposizione il fisioterapista e il paziente insieme faranno Bladder Training, cioè analizzeranno le abitudini urinarie, cercando di individuare quelle scorrette e più disfunzionali, che potrebbero aumentare o peggiorare l’incontinenza urinaria.
Di conseguenza, il fisioterapista ti fornirà delle indicazioni specifiche per correggere e modificare queste abitudini scorrette.
Il Biofeedback per l’incontinenza urinaria
Il trattamento con il biofeedback pelvico è una metodica di riabilitazione del pavimento pelvico che utilizza un dispositivo elettronico, in grado di trasmettere delle informazioni visive e sonore per meglio comprendere l’attivazione, la contrazione e il rilassamento della muscolatura perineale.
È considerata una terapia intensiva, proprio perché saranno necessarie diverse sedute con frequenza settimanale per allenarsi in maniera efficace.
Durante la seduta con biofeedback, verrà inserita una sonda nel canale vaginale in grado di registrare le contrazioni muscolari e riportarle su uno schermo digitale.
Gli studi mostrano che l’associazione degli esercizi per il pavimento pelvico e l’utilizzo del biofeedback porta un miglioramento del 54-87% nell’incontinenza urinaria.
Conclusioni
L’incontinenza urinaria è una disfunzione del pavimento pelvico, definita come la perdita involontaria di urina. È una problematica ampiamente diffusa, ma non sempre si conoscono le possibilità terapeutiche.
Il primo step è quello di eseguire una valutazione fisioterapia del pavimento pelvico con un fisioterapista specializzato; dopodichè sarà possibile iniziare il trattamento riabilitativo per poter migliorare la tua disfunzione.
Se soffri di incontinenza urinaria o ti capita di accorgerti di perdere delle gocce di urina, ti aspetto in studio per una prima valutazione!
Bibliografia