Fisioterapia nella protesi d'anca: chirurgia e riabilitazione
Se devi fare fisioterapia in vista o a seguito di una protesi di anca, sei sulla pagina giusta.
Soffrivi di artrosi all’anca o sei caduto accidentalmente e hai fratturato il femore?
Oppure ad oggi hai un dolore forte all’anca che persiste ormai da tempo?
Sicuramente hai subito un intervento chirurgico di protesi d’anca oppure il tuo ortopedico ti ha appena consigliato questo intervento.
Se ti stai chiedendo cosa puoi fare ora che sei stato dimesso dall’ospedale oppure vuoi semplicemente capire cosa ti aspetta e cos’è una protesi d’anca, allora continua a leggere. Te lo spiegherò in questo articolo!
I primi passi dopo la protesi all'anca
Innanzitutto, vediamo brevemente cos’è la protesi d’anca. La protesi d’anca è la sostituzione, parziale o completa, dell’articolazione dell’anca.
Viene effettuata a seguito di una frattura della testa del femore, l’osso della coscia, dovuta a un trauma come ad esempio una caduta accidentale.
L’altra indicazione per una protesi all’anca è l’artrosi, ossia un processo degenerativo della cartilagine e dell’articolazione. Infatti, la testa del femore e l’acetabolo, le principali strutture dell’articolazione dell’anca, sono facilmente soggette a usura, a causa del carico della parte superiore del corpo gravante su di esse durante la stazione eretta e la deambulazione.
Questo deterioramento progressivo causa l’artrosi, con riduzione dello spazio articolare e della cartilagine articolare, fino al contatto delle estremità ossee nei casi più gravi.
Fattori di rischio per l’artrosi dell’anca
Altri fattori di rischio per l’artrosi sono:
- Età avanzata
- Sesso femminile
- Malformazioni congenite come: varismo o valgismo d’anca, displasia d’anca
- Traumi come fratture
Nelle sezioni successive ti mostrerò più nel dettaglio come è costituita anatomicamente l’anca e quali sono i diversi tipi di intervento di protesi all’anca.
Ora, però, voglio darti alcune indicazioni molto importanti, come esercizi di mobilità e rinforzo muscolare da effettuare a casa dopo le dimissioni dall’ospedale, ma anche e soprattutto alcuni consigli educazionali che ti aiuteranno nella fase di preparazione all’intervento chirurgico e consigli posturali per la fase post-intervento.
Esercizi di fisioterapia per protesi d’anca
Dopo un intervento di protesi d’anca, la fisioterapia diventerà il tuo pane quotidiano. L’obiettivo principale sarà il recupero della mobilità articolare e il rinforzo muscolare dell’anca.
Iniziare precocemente gli esercizi di fisioterapia è molto importante per ridurre i tempi di recupero.
Nel video sottostante ti mostro alcuni esercizi che puoi eseguire a casa in autonomia.
Per una corretta esecuzione degli esercizi e per evitare problematiche di sovraccarico, ti consiglio di consultare un fisioterapista esperto che imposti insieme a te un programma di fisioterapia specifico, a seguito di una scrupolosa valutazione fisioterapica.
Ricorda che è possibile effettuare le sedute di riabilitazione non solo in studio, ma anche a casa tua grazie a un programma di fisioterapia domiciliare.
Consigli educazionali
I consigli educazionali, cioè semplici istruzioni date dal fisioterapista, hanno un ruolo fondamentale nel progetto di riabilitazione dopo protesi d’anca.
Alcune indicazioni generali ti verranno date nel periodo di attesa e preparazione all’intervento chirurgico; altre invece, più specifiche e legate a posture corrette e da evitare, ti verranno indicate nel post-operatorio per prevenire possibili lussazioni della protesi.
Vediamo i consigli nel dettaglio.
Cosa fare prima dell’intervento?
In attesa dell’intervento, puoi seguire queste indicazioni generali per prepararti al meglio alla fase post-operatoria e per migliorare il tuo stile di vita:
- Perdere il peso in eccesso: diminuire i chili di troppo è importante in questa fase per ridurre il sovraccarico sull’anca operata e su quella sana. Un peso eccessivo può gravare e ritardare i tempi di recupero, ma anche portare a problemi di stabilità della protesi stessa;
- Smettere di fumare: il fumo aumenta lo stato infiammatorio di un tessuto; inoltre aumenta i problemi respiratori durante e dopo l’anestesia;
- Rinforzare la muscolatura dell’arto inferiore: mantenersi attivi e rinforzare i muscoli prima dell’intervento accelera i tempi di recupero nel post-operatorio. Come esercizi puoi eseguire quelli illustrati nel video qui sopra, sempre rispettando il tuo dolore!
- Mantenere posture corrette: iniziare fin da ora a fare pratica con i consigli posturali che ti verranno dati dopo l’intervento, ti aiuterà a renderli automatici e non avere difficoltà nella fase successiva.
Cosa fare dopo l’intervento?
A seguito dell’intervento di protesi d’anca, sarà fondamentale seguire alcune istruzioni sui movimenti corretti e quelli da evitare, fino a quando la protesi non avrà raggiunto la sua stabilità massima.
Infatti, alcuni particolari movimenti devono essere evitati per evitare che la protesi esca dalla sua sede, cioè che subisca una lussazione.
Queste istruzioni sono indicate in caso di protesi d’anca totale (o artroprotesi, ma vedremo dopo in cosa consiste) con approccio chirurgico posteriore.
I movimenti da evitare
In questo specifico caso, i movimenti principali da evitare sono tre:
- Flessione eccessiva: è bene infatti evitare di chinarsi oltre 80 gradi;
- Adduzione: è vietato avvicinare le gambe facendole toccare tra di loro;
- Rotazione interna: è sconsigliato anche ruotare internamente le gambe, cioè ruotare un piede verso l’alto.
Questi tre movimenti e le loro combinazioni sono tipici di alcuni movimenti o posizioni assunte durante la vita quotidiana. Nelle seguenti illustrazioni ti mostro quali movimenti evitare e l’esecuzione corretta, come indicato dalla Fondazione Livio Sciutto Ricerca Biomedica in Ortopedia Onlus.
L'anca come articolazione: basi di anatomia
L’anca è una delle articolazioni più importanti del tuo corpo. Infatti senza di essa non potresti camminare, correre e saltare.
L’anca è l’articolazione che unisce gli arti inferiori al tronco. Essa è formata da due strutture principali:
Acetabolo
Rappresenta la concavità, chiamata così per la somiglianza ai calici di aceto usati dagli antichi Romani, formata dalla fusione delle tre ossa del bacino (ileo, ischio e pube).
Testa del femore
Il femore è l’osso più lungo e forte del corpo umano; nella sua estremità prossimale è caratterizzato da una semisfera ricoperta di cartilagine, chiamata testa del femore.
Essa si unisce al corpo del femore tramite il collo femorale, che è la tipica sede di frattura da trauma del femore. Il collo si divide poi in due massicci processi chiamati piccolo e grande trocantere, che sono i punti di inserzione per i potenti muscoli dell’anca.
La testa del femore con la sua forma a sfera è accolta nella concavità dell’acetabolo, formando così l’articolazione dell’anca, anche definita enartrosi (del gruppo delle diartrosi o articolazioni sinoviali).
Infatti è caratterizzata dai tre elementi tipici delle diartrosi:
- Capsula articolare: di tessuto connettivo fibroso, mantiene in sede l’articolazione circondandola totalmente;
- Liquido sinoviale: contenuto nella cavità articolare, facilita il movimento tra le due superfici ossee fungendo da lubrificante.
- Superfici articolari: circondati da cartilagine articolare.
I movimenti dell’anca
Come abbiamo detto prima, l’anca è un’articolazione definita enartrosi.
L’enartrosi è il tipo di articolazione più mobile in assoluto; infatti essendo costituita da superfici articolari sferiche quasi perfettamente congruenti, una concava cioè l’acetabolo e una convessa cioè la testa del femore, può permettersi di compiere movimenti molto ampi in tutte le direzioni su tutti i piani ortogonali.
In particolare i movimenti che può effettuare l’anca sono:
- Flessione ed estensione: questa coppia di movimenti opposti avviene sul piano sagittale e permette all’arto inferiore di spostarsi dalla regione anteriore a quella posteriore del corpo;
- Abduzione e adduzione: questa coppia di movimenti opposti avviene sul piano frontale e permette all’arto inferiore di spostarsi dalla regione laterale a quella mediale del corpo (cioè di allontanarsi e avvicinarsi all’altra gamba);
- Extrarotazione e intrarotazione: questa coppia di movimenti opposti avviene sul piano orizzontale e permette all’arto inferiore di ruotare sul proprio asse;
- Circonduzione: è il movimento generato dalla combinazione di tutti gli altri movimenti.
Chirurgia della protesi d'anca
In chirurgia, con il termine protesi si indica la sostituzione di arti o di segmenti di arti mediante speciali dispositivi.
Nel caso specifico della protesi d’anca, si intende la sostituzione di uno o entrambe le principali componenti dell’articolazione: testa del femore e acetabolo. L’intervento prevede solitamente l’anestesia generale, ma può essere anche effettuata in anestesia epidurale, con addormentamento degli arti inferiori e sedazione semi-profonda del paziente.
Esistono 4 tipologie di intervento di protesi d’anca:
Artroprotesi
Anche definita protesi totale d’anca PTA, è considerato l’intervento chirurgico d’eccellenza per la protesi d’anca e prevede la sostituzione di entrambe le componenti principali, quindi sia acetabolo che testa del femore;
Endoprotesi
A differenza della prima, si tratta di una sostituzione parziale, poiché prevede la sostituzione della sola componente femorale;
Protesi di rivestimento
Anche questa è una sostituzione parziale, ma prevede la sostituzione della componente acetabolare e permette di preservare maggiormente la testa del femore;
Protesi a stelo corto
Come nell’artroprotesi vengono sostituite entrambe le componenti, ma quella femorale è molto ridotta con una rimozione ossea nettamente inferiore.
Gli ultimi tre tipi sono meno invasivi, ma anche meno efficienti poiché maggiormente soggetti al distacco dell’impianto dalla sua sede di fissazione; invece, l’artroprotesi è più invasiva, ma garantisce i migliori risultati.
Un’ulteriore differenza tra le protesi è il metodo di fissazione. Si dividono infatti in:
- Protesi cementate: indicate nei pazienti anziani con bassa richiesta di attività fisica; permettono, però, il carico completo immediato con l’ausilio di un canadese o di un deambulatore;
- Protesi non cementate: indicate nei pazienti più giovani con maggiore richiesta di attività fisica; con esse la ripresa del carico completo necessità di più tempo poiché la fissazione dell’impianto viene raggiunta in circa 6 settimane.
Accesso chirurgico
Anche il tipo di accesso chirurgico deve essere definito in fase di programmazione dell’intervento. Si differenziano due tipologie di protesi a seconda dell’accesso chirurgico:
- Protesi d’anca ad accesso anteriore: permette un intervento a ridotta invasività. Infatti prevede la divaricazione dei ventri muscolari e non la loro disinserzione, con successiva sutura; ciò comporta tempi di recupero minori;
- Protesi d’anca ad accesso posteriore: al contrario dell’anteriore prevede la disinserzione di alcuni muscoli dell’anca, che riduce il loro ruolo di protezione e mantenimento in sede; ecco perché in questo caso vengono date specifiche istruzioni (i consigli educazionali che abbiamo visto prima) per evitare la lussazione della protesi.
Insomma, ogni tipologia di impianto protesico e di metodiche chirurgiche ha le proprie caratteristiche e implicazioni. Proprio per questo il chirurgo ortopedico e la sua equipe, dopo aver soppesato tutti i pro e i contro, combinano il modello di protesi, il metodo di fissazione e l’accesso chirurgico per garantire il maggior livello di funzionalità al paziente.
Conclusioni sulla fisioterapia per la protesi d'anca
Se anche tu fai parte di questa grande fetta di persone, se sei stato dimesso da poco dopo intervento di protesi d’anca o se il tuo ortopedico ti ha consigliato questa operazione, rivolgiti a un fisioterapista professionista che ti segua nel Tuo percorso di riabilitazione.
Vieni nei nostri centri dove potrai affidarti nelle mani di fisioterapisti specialisti del sistema muscolo-scheletrico e ridurre i tempi di recupero!
Bibliografia
- Fondazione Livio Sciutto Ricerca Biomedica in Ortopedia Onlus
- Hip arthroplasty. Part 1: prosthesis terminology and classification.
Pluot E, Davis ET, Revell M, Davies AM, James SL. Clin Radiol. 2009;64(10):954‐960. - Total hip arthroplasty: minimally invasive surgery or not? Meta-analysis of clinical trials.
Migliorini F, Biagini M, Rath B, Meisen N, Tingart M, Eschweiler J. Int Orthop. 2019;43(7):1573‐1582. - Posterior versus lateral surgical approach for total hip arthroplasty in adults with osteoarthritis.
Jolles BM, Bogoch ER. Cochrane Database Syst Rev. 2004;(1):CD003828. - Effect of graduate education on complication rate and costs of hip prosthesis implantation.
Lederer M, Müller RT. Einfluss der Weiterbildung auf Komplikationsdichte und Kosten einer Hüftendoprothese. Unfallchirurg. 2001;104(7):577‐582. - Total hip replacement: between normal rehabilitation and complication.
Attinger M, Siebenrock K. Hüftgelenkersatz-Operationen: Grenze zwischen Normalverlauf und Komplikation. Praxis (Bern 1994). 2014;103(24):1439‐1446.