Adolescenti e scuola: il banco di prova

Settembre segna l'inizio della routine scolastica, dove gli adolescenti affrontano pressioni sociali e valutative. Ascoltarli e, se necessario, coinvolgere uno psicologo può aiutare a gestire le difficoltà e sostenere le famiglie.

October 18, 2024
Psicologia
Camilla Corradelli

Adolescenti e scuola: il banco di prova

Settembre è per tutti, figli e genitori, il vero inizio dell’anno: ricomincia la routine e si

ritorna alle solite attività quotidiane, tra cui quelle scolastiche.

Questo momento viene dopo un lungo periodo di vacanze, è spesso carico di aspettative che portano con sé

emozioni e sensazioni diverse che vanno dall’ansia alla curiosità, dall’entusiasmo alla noia.

Il confronto tra pari a scuola

Ma perché la scuola è così significativa per i nostri ragazzi? Per quale motivo si vada a

scuola può sembrare chiaro e semplice: imparare. È vero, certo, ma quello che devono

imparare gli adolescenti in una fase di vita tanto delicata quanto potente non è soltanto

l’insieme dei contenuti e delle materie scolastiche.

La domanda che li spinge non è infatti Chi stato è Carlo Magno? Chi è il Presidente della Repubblica? Cosa dice il Teorema di

Pitagora?, la domanda è Chi sono stato finora? Chi sono ora? Cosa dicono gli altri di me?.

Le risposte ora le cercano fuori da casa, e il banco di prova più importante è proprio quello

dove sono seduti in classe.

Lì si confrontano con i pari in un modo diverso rispetto a quando si è bambini: in

adolescenza per la prima volta i coetanei e la socializzazione sono prioritari.

Nel definire

l’immagine di sé, l’incontro con i pari è fondamentale: Quanto piaccio agli altri? Quanto

sono interessante? Ci assomigliamo? Cosa sto sentendo del mio corpo che cambia? Quanto

ci possiamo avvicinare fisicamente?

In questo momento la sensibilità all’inclusione e all’esclusione sociale è al suo massimo: una prima criticità tra quei banchi si ha quando

nessuno si vuole sedere vicino a me, quando sono il bersaglio della classe.

Oggi tutto questo è amplificato dal digitale: tutto quello che nel mondo reale ci dà gioia tanto quanto

ci ferisce ha un’altra faccia anche nel mondo virtuale.

Il confronto tra adolescenti e adulti

Un altro confronto importante è quello con l’adulto: non ci sono più solo i genitori, ma si

costruiscono nuovi legami e si ha la possibilità di avere nuove e diverse figure di

riferimento. Così anche con gli insegnanti può iniziare una danza che avvicina e che

allontana, dove si cerca aiuto e supporto e si sfida l’autorità.

A scuola poi si studia e si viene valutati: quello che chiediamo ai ragazzi è di esporsi e

performare e a definire la loro bravura, quanto sono all’altezza, c’è un voto. Non avere una

buona riuscita a scuola può confermare un’immagine di sé negativa, smascherare la

propria imperfezione, frustrare le proprie aspettative. Allo stesso modo, andare bene a

scuola può diventare l’unico rifugio per garantirsi un’immagine positiva, ed escludere tutto

il resto della vita.

Quindi diventa chiaro che la scuola non è solo il posto dove avviene la didattica: se i nostri

figli investono troppo o troppo poco nello studio, può essere che non sia di scuola che si

stia parlando, ma di criticità in una o più delle aree precedentemente descritte.

La frustrazione negli adolescenti

Quando gli adolescenti si sentono non capiti e soli, giudicati senza rete né supporto,

quando si sentono sopraffatti, frustrati e non in grado di gestire le emozioni forti e i

cambiamenti, insomma quando si sentono sprovvisti di risorse, non all’altezza e non

amabili, possono provare a uscirne e a farsi sentire manifestando difficoltà emotivo-

comportamentali: appaiono nervosi, arrabbiati e provocatori, fanno rumore per auto-

regolarsi e chiedere aiuto; si ritirano nella loro stanza, rinunciano alla socialità; sono

distratti, faticano a concentrarsi e cala il loro rendimento nonostante si impegnino;

studiano giorno e notte, sono sempre molto preparati, ma hanno attacchi di panico e

blocchi in interrogazioni o verifiche; e così via.

Cosa fare? L'aiuto dello psicologo

Diventa allora importante fermarsi e chiedere ai ragazzi cosa c’è che non va, andare oltre

l’apparenza e quello che pensiamo debbano essere i loro obiettivi scolastici – mentre

magari sono più i nostri - e ascoltare cosa ci stanno dicendo.

Tutto questo non è semplice, sia perché è proprio degli adolescenti il non comunicare con l’adulto sia perché non è

sempre accessibile e comprensibile ciò che c’è sotto la superficie: l’aiuto di un

professionista può dare chiarezza, individuando insieme cosa sta davvero accadendo, e

strategie/strumenti di esplorazione di sé stessi e di gestione di ciò che in adolescenza

appare soverchiante.

Nello specifico, uno psicologo può accogliere genitori e figli e ascoltare le fatiche di

entrambi: è importante in adolescenza non dimenticarsi che i ragazzi sono inseriti in un

contesto familiare con le proprie caratteristiche dinamiche e lavorare senza coinvolgere i

genitori significa perdere informazioni e possibilità.

Cosa si può fare con l’aiuto di uno psicologo?

Prima di tutto, spesso gli adolescenti hanno la sensazione di non essere né ascoltati né

compresi dagli adulti: incontrare uno psicologo in uno spazio sicuro a loro dedicato può

essere già di per sé di profondo aiuto. Con la guida di un professionista, è loro permesso

sfogarsi, conoscersi, capirsi e sperimentare modi diversi di comportarsi e di sentirsi.

Possono così sviluppare maggiori consapevolezze e competenze nel comprendere il

proprio ed altrui punto di vista, compreso quello dei genitori con cui spesso si scontrano.

Lo psicologo procede inquadrando cosa sta succedendo, per poi facilitare la

comunicazione e creare uno spazio che permetta di dirsi quali sono le proprie fatiche in

modo autentico: spesso le difficoltà si esacerbano perché, a causa di nervosismi e

preoccupazioni, non ci si ascolta e si aggiunge un carico di sofferenza a quella che già di

base c’è.

Favorire un confronto tra genitori e figli, insieme al fornire una buona psico-

educazione (Cosa succede? È normale per l’età? Come gestire insieme? Cosa peggiora e

cosa migliora i sintomi? …), spesso permette in breve tempo di alleggerire e gestire con

maggiore efficacia le difficoltà.

Qualora succeda che le problematiche portate siano di complessità maggiore rispetto a

quelle qui discusse, può essere necessario un lavoro più strutturato nel tempo.

In questi casi, a maggior ragione, disponibilità e motivazione a collaborare e a mettersi in

discussione sia da parte dei genitori che dei figli è fondamentale.

Iniziamo con un primo colloquio dove ognuno possa raccontare come vive ciò che sta

succedendo.

Se ti rivedi in una delle situazioni sopra descritte, ti aspetto in studio presso Fisio Salute per conocere la tua situazione, e capire come aiutarti!

Camilla Corradelli

La dott.ssa Camilla Corradelli è Psicologa Clinica e Psicoterapeuta in formazione, iscritta all'Ordine degli Psicologi della Lombardia. Offre percorsi terapeutici personalizzati, volti a comprendere e gestire la sofferenza, con un approccio empatico e flessibile.

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